Neonazisti in Italia che avevano contatti con il battagliane Azov. Quest’ ultimo paragonato da molti esponenti del centro sinistra ai nostri partigiani. Non lo ricordate? Il 25 Aprile. Il pericolo del neonazismo o del neofascismo non può essere legato alla liberale ed europeista Meloni (come una spicciola demagogia da campagna elettorale ci vuole far credere ndr) più simile a Draghi di quanto si possatesse pensare, ma è radicato da decenni nel nostro Paese e con una fitta rete web è pronto a entrare in azione. Guardiamo cosa è successo a Napoli.
L’Ordine di Hagal aveva anche un sito web, strumento utilizzato, insieme ai social network, dalla cellula terroristica sgominata oggi in Campania per compiere atti eversivi violenti, apologia e negazionismo, discriminazione razziale, etnica e religiosa, una serie di reati che comprendono l’istigazione a delinquere, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
RETE NEONAZISTA, SU TELEGRAM ANCHE INCITAZIONE A ODIO RAZZIALE
Campagne di apologia del fascismo, negazionismo della Shoah, incitazione all’odio razziale e all’antisemitismo attraverso chat e canali di messaggistica istantanea, in particolare Telegram. Un canale, denominato “Protocollo 4” era l’elemento di contatto fra gli iscritti all’Ordine di Hagal, ma anche strumento di diffusione e propaganda di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste.
RETE NEONAZISTA, PERQUISIZIONI IN TUTTA ITALIA
Nell’ambito dell’operazione antiterrorismo scattata questa mattina sono state eseguite perquisizioni personali, domiciliari e informatiche in tredici province italiane, in particolare a Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza e Crotone. In tutto 26 quelle eseguite oggi, che fanno seguito alle 30 già eseguite a maggio e ottobre 2021 e che hanno consentito la raccolta di “numerosissimi materiali di propaganda, proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico” e “ulteriori importanti elementi indiziari che hanno suffragato la tesi investigativa”, spiegano dalla questura partenopea.
VOLEVANO COLPIRE CIVILI E FORZE DI POLIZIA
Gli indagati avrebbero voluto compiere eclatanti azioni violente, sia nei confronti di civili sia nei confronti di appartenenti alle forze di polizia. Nel corso delle indagini, una quinta persona è stata sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma: è gravemente indiziata del delitto di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa” poiché, attraverso Facebook, scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web. Per i magistrati esisteva un “concreto pericolo di diffusione” di ideali neonazisti e suprematisti fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali, ma anche sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra.
Colpa della Meloni? Visione poco profonda di un problema che purtroppo ha messo le radici.
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