Non dobbiamo dimenticare, non possiamo. Una bomba alla stazione, esplosa alle 10.25 nella sala d’aspetto della seconda classe. Un sabato mattina d’estate, ai primi d’agosto per di più, che per tanti segnava l’inizio delle vacanze. E la partenza, magari. Alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980 ci furono 85 morti e 200 feriti. La più piccola aveva 3 anni e si chiamava Angela Fresu, il più anziano era Antonio Montanari, 86 anni. La bomba, composta da 23 chilogrammi di esplosivo, fece crollare un tratto di edificio lungo 50 metri, l’onda d’urto investì il treno Ancona-Chiasso fermo sul primo binario e distrusse il parcheggio dei taxi davanti alla stazione. Fu considerato il più grave attentato terroristico commesso in Italia e in Europa nel secondo dopoguerra. Atto vile, non può essere dimenticato. 43 anni fa, esatti.
“L’Italia ha saputo respingere gli eversori assassini, i loro complici, i cinici registi occulti che coltivavano il disegno di far crescere tensione e paura. E’ servita la mobilitazione dell’opinione pubblica. E’ servito l’impegno delle istituzioni. La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato”. Lo scrive in una dichiarazione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’anniversario della strage di Bologna.
La strage di Bologna

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