Non ho trovato parole giuste per riuscire a descrivere la delusione dell’Italia fuori dal Mondiale. Lo ha fatto, attraverso i social, il giornalista Riccardo Cucchi. Che analizza non solo le difficoltà sul campo.
Difficile digerire la delusione per la mancata qualificazione ai Mondiali. Molto difficile. Contro la Turchia, inutile gara che la Fifa poteva risparmiare a pubblico e giocatori, gli azzurri tornano a vincere e a segnare. Una gara parossistica, quasi irreale. Ma la storia della Nazionale non finisce a Palermo. Si deve andare avanti, ricominciare. Gli azzurri hanno giocato con buona intensità, con qualche errore e qualche buona cosa. Il senso del momento è ben rappresentato da Donnarumma capace di parare il difficile e ancora in bambola sul facile. Fragilità. Anche psicologica di questa squadra. Ci sarà un rinnovamento inevitabile nelle scelte di Mancini. Anche se, credo, il ct abbia ormai raschiato il fondo del barile in fatto di convocazioni. A meno che non si mettano in luce giovani calciatori di talento e temperamento, questo è il gruppo dal quale ripartire. Ci sarà qualche addio e più spazio per alcuni di coloro che hanno giocato ieri. Un dato tattico credo sia ormai chiaro: nel gioco di Mancini serve un centravanti che sappia essere soprattutto sponda. Se non cambierà qualcosa, per chi giocherà al centro dell’attacco non ci saranno verticalizzazioni e passaggi filtranti. Non a caso a segnare di più sono gli esterni. Anche ieri è stato Raspadori a trovare la via del gol nel ruolo che è stato di Insigne. Quando Chiesa sarà di nuovo disponibile la scelta sarà ancora più ampia in fatto di esterni.
Ieri una quindicina di tiri in porta, quattro nello specchio, tre gol. Basta confrontare le statistiche della gara contro la Macedonia del Nord per cogliere le differenze.
Non so se il calcio azzurro tornerà ad essere tra i primi al mondo come in passato. Certamente il percorso non sarà facile, soprattutto se non si metterà mano ad una seria riforma di sistema che sia capace, tra l’altro, a ridare centralità ai settori giovanili e all’insegnamento della tecnica individuale prima che della tattica. Vedremo.
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