Ha vinto una canzone inascoltabile, paragonata da molti sui social a qualcosa di peggiore di un mal di denti. In effetti, potevano scegliere artisti migliori, se la classifica doveva essere assegnata a tavolino. Hanno vinto i ragazzi che hanno problemi ed escluso quelli con i genitori cattivi. Bizzarro modo per essere contro la guerra, bizzarro modo per dimostrare che questo mondo e’ sbagliato. Essere a favore di un popolo invaso, contro il dittatore Putin, si manifesta escludendo dei bravi artisti e mettendo sul gradino più alto del podio, l’antimusica? Evidentemente sì. Forse abbiamo un problema etico, sociale e morale, ma torniamo all’Eurovision.
Quanta politica su e giù dal palco
Quanta politica abbiamo visto, su e giù dal palco dell’Eurovision Song Contest di Torino. Il messaggio di Zelensky, dicevamo: «A breve nella finale dell’Eurovision, il continente e il mondo intero ascolteranno le parole della nostra lingua. E credo che, alla fine, questa parola sarà “Vittoria”! Europa, vota la Kalush Orchestra», ha detto a poche ore dalla manifestazione. L’intelligence italiana si è messa in stato di allerta per sventare attacchi hacker della rete russa Killnet che puntavano a impedire la vittoria della Kalush Orchestra. La serata, d’altra parte, si era aperta con Give peace a chance di John Lennon e Yoko Ono eseguita dai ragazzi di Rockin’ 1000. E quando è toccato alla Kalush Orchestra di esibirsi, li abbiamo sentiti inviare un messaggio speciale a Mariupol e all’acciaieria di Azovstal, rischiando la squalifica. È la terza vittoria dell’Ucraina, nella storia dell’Eurovision Song Contest. I precedenti nel 2005 (un anno dopo piazza Maidan) e nel 2005 (due anni dopo l’invasione russa della Crimea, con una canzone che parlava della deportazione dei tatari dalla Crimea, in era stalinista).
Ma qualcuno ha davvero vinto? Zelelensky apparso in video la pensa così, la nostra solidarietà gliela dimostriamo fuori dall’Eurovision. Non siamo ne’ allineati, ne’ conformisti e pensiamo alla pace come il miglior strumento musicale possibile. In un contest si gareggia per talento e meritocrazia, in nessun altro modo.
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