Non trovate dipendenti pagateli di più! Questa affermazione riecheggia da tempo sui social e sui media quando qualche illuminato imprenditore accusa di non trovare personale perché nessuno pare abbia voglia di sacrificarsi, nessuno vuole lavorare più gratis o poco di più, tutti sembrano preferire il reddito di cittadinanza che fare sacrifici.
Non è da oggi che sentiamo che la colpa più grande che una persona possa portarsi dietro è quella di essere povero, è quella di doversi “accontentare” di quei pochi, maledetti e subito. In questo caso è evidente che sulla questione ci sia un attacco sul reddito di cittadinanza perché ritenuto di ostacolo per la crescita della persona, in realtà è altrettanto evidente come questo sia invece uno strumento che preserva in parte dai ricatti economici. Con estrema franchezza ritengo così come strutturato il reddito di cittadinanza una mancetta, siamo sempre a parare un colpo con mezzi caritatevoli senza intervenire sostanzialmente sul sistema.
Ritenendo vero il fatto che i lavoratori stagionali preferiscono il reddito di cittadinanza mi convince poco devo dirla in sincerità la risposta pagateli di più. Se da un punto di vista emotivo mi piace e mi coinvolge, da un punto di vista concreto ritengo che si stia guardando il dito e non la luna.
Siamo sicuri che la soluzione sia per una pizzeria assumere degli stagionali e pagarli 1000 euro al mese invece di 500? La pizzeria reggerebbe un costo in più sotto il profilo economico? Qualora la pizzeria chiudesse in seguito non ci troveremo ad avere altri dipendenti nelle condizioni di povertà assoluta?
Allora mi pare e penso che il tema sia sempre il dio denaro e il mercato che regola la sua diffusione.
In Italia vi sono secondo l’Istat quasi 6 milioni di persone che vivono in povertà assoluta con peggioramento costante negli ultimi 15 anni, di contro aumentano i milionari che sono circa 2 milioni.
Allora mi pare evidente come il problema non sia della pizzeria ma sia un sistema economico che non regge più, che richiede una redistribuzione dei redditi come necessità direi anche etica, ma che necessita di ripensare a come si produce questa ricchezza e su come il lavoro si stia modificando. Pare infatti anche forse anacronistico parlare di salario minimo orario, forse vale la pena parlare di salario mensile nel quale si preveda non una mancia per la sussistenza ma si preveda un reddito universale. La produzione della ricchezza passa attraverso la cura della famiglia, di sé stessi, la crescita della propria cultura e del proprio territorio azioni che producono anche ricchezza. Prevedere un reddito universale che vada a garantire una vita dignitosa spingendo le persone ad impegnarsi su séstessi e gli altri. Una crescita economica e sociale condivisa e collettiva, superando il tema della carità, del ricatto o della lotta spesso tra poveri e meno poveri nel quale si demanda all’imprenditore di turno il riassetto sociale ed economico di un paese che non funziona e non aiuta. Si sa il mercato non ha etica, il dio denaro si muove in funzione della convenienza e non certo in ricerca di equità.
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