Firenze qualche giorno fa si è illuminata di fiaccole per chiedere la pace in Medioriente, è stata una bella manifestazione, partecipata. Padre Bernardo ha avuto una splendida idea e vedere lui insieme al rabbino di Firenze e l’Iman sfilare per le vie del centro è stato per un momento rincuorante, le strade colorate solo dalla bandiera della pace.
Come ho avuto modo di dire dobbiamo a mio avvisto partecipare ad ogni manifestazione che chiede un immediato cessate il fuoco e la restituzione degli ostaggi israeliani in mano di Hamas; ma a giorni di distanza non posso non sollevare qualche personale fastidio o piccolo disagio nel dividere la piazza con tutto il contrario di tutto.
La pace diventa un termine alcune volte abusato, maltrattato, si tira un po’ come una coperta da una parte e dall’altra e allora capita che si voglia la pace…ma…si voglia la pace se…. La pace è necessaria ma prima si deve costruire la guerra, alla pace ci si arriva solo attraverso la guerra. Allora capita che si espongono bandiere nei palazzi di una o di un’altra fazione, ci si ponga come un tifoso davanti alla tv, si pianga i morti ma in qualche maniera qualcuno se l’è andata a cercare.
Sinceramente appartengo a quella, forse minoranza (ma non credo) che è convinta che la guerra non porta mai conseguenze positive e che alla pace ci si arrivi con la mediazione e la politica in Ucraina come in Medioriente. La politica avrebbe il dovere di ragionare oltre le convenienze “mediatiche” ed oltre la risposta di pancia, comprensibile per chi direttamente subisce un’atrocità ma meno accettabile da chi governa, non si può governare nel segno della vendetta o della supremazia. Non si può governare senza porsi l’obiettivo strategico: Dove voglio arrivare? E dopo? Cosa succederà al mio popolo? E dopo come si potrà far finta che nulla sia successo? Dopo aver sedato la mia vendetta non posso non chiedermi se le mie azioni sono portatrici di conseguenze ben peggiori nel quadro internazionale.
La guerra porta con sé solo morti incolpevoli ed odio che va ad aggiungersi e sedimentare nei cuori degli esseri umani. I morti si piangono ma spesso non si riconoscono come pari, ogni morto ha un suo peso politico e una sua importanza. Ad oggi si parla nella striscia di Gaza di circa 6.000 morti di cui il 70% donne e bambini, si parla inoltre di circa 1.500 persone disperse tra le macerie anche in questo caso la metà bambini. Allora mi chiedo quanto pesano questi morti? I cuori e i palazzi che sventolano la bandiera di Israele hanno posto per aggiungere quella della Palestina?
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