A poche ore dalla chiusura dei seggi il risultato, mi sentirei di dire scontato, incorona vincitrice la Meloni e Fratelli d’Italia. Avremo modo di commentare in maniera più approfondita magari osservando i flussi ma alcuni dati i paiono inconfutabili. Si conferma l’astensione il primo partito in Italia, il trend è sempre quello addirittura al sud si scende sotto il 50% degli aventi diritto al voto. Ovviamente dato che mi pare non interessi granché la classe politica tutta, azzardo nel dire che l’astensione sia composta in buonaparte da un popolo della sinistra smarrito ormai da tempo incapace di turarsi il naso e stanco dell’establishment di questo paese e delle chiacchiere che si sciolgono come neve al sole davanti alle bollette, ai rincari di generi alimentari, ad un lavoro mal pagato e ad una casa che non c’è. Altro dato inconfutabile è la sconfitta del PD, mai così in basso rispetto la sua storia. Dato che acquista ancora più gravità se pensiamo che la destra vince ma super giù vince mantenendo i suoi voti di sempre, la destra non conquista più di quello che già aveva, quindi più che merito della destra ora come non mai c’è un demerito della sinistra. PD inoltre vittima della propria legge elettorale, nata per danneggiare il 5 stelle ma che oggi risulta essere un’arma determinante per la vittoria del centro destra, un PD che decide di rompere con Conte tronfio e sicuro in sé convinto di potersi contendere i seggi all’uninominale con un centro destra compatto (almeno nella forma), mi è tornato in mente un po’ Veltroni e la sua autosufficienza che lo portò a perdere contro Berlusconi. Letta nella sua dichiarazione non trova di meglio che accusare Conte per aver fatto cadere Draghi e Calenda per essersi sostanzialmente candidato, si sa l’autocritica è una malattia della quale la sinistra risulta immune da tempo. Però con la sua agenda draghi sotto braccio il segretario del PD ha già dichiarato che non si candiderà al congresso, ma non è detto sia una buona notizia perché come si sa al peggio non c’è mai fine.
Poi spenderei qualche parola per la sinistra extra PD. Fratoianni riconferma la sua percentuale perdendo comunque in numero di voti assoluti, percentuale che gli consente di fare testimonianza garantendosi in vivacchiare almeno sotto il profilo parlamentare, un progetto che a questo punto pare evidente non sfondi, non faccia battere il cuore se non al proprio zoccolo duro. Intendiamoci sempre meglio esserci che non esserci ma mi pare oltre a garantire un seggio per pochi non vi sia ad oggi una prospettiva più ampia. Nei progetti fallimentari ovviamente rimane l’ennesimo investimento a sinistra del PD in questa tornata elettorale Unione Popolare. Il risultato anche in questo caso non sorprende tanto, sorprende come dal 2008 si provi a costruire qualcosa con lo stesso schema asciugando energie sui territori, dilapidando militanti ed entusiasmo di quello che era il popolo di Rifondazione Comunista ed oggi in parte andata nell’elettorato del 5 stelle o rimasto a casa per l’ennesima volta.
Rimane invariata, anzi sempre di più la necessità di una sinistra in questo paese che non si vergogni di esserlo che abbia la capacità di essere radicale nei contenuti ma pragmatica e cinica nella sua attuazione, capace di non costruire una linea politica sul “MAI CON IL PD” oppure “SEMPRE CON IL PD” ma che sia autonoma nella linea politica ma anche nella capacità di scelta sulle questioni concrete. Una sinistra non minoritaria e non velleitaria insomma.
Il Governo che nascerà non avrà a mio avviso una semplice navigazione ma ci sarà e la collocazione di un 5 stelle quasi ormai totalmente nell’area riformista—progressista, una necessità di spingere sindacati e movimenti a riacquisire spazi nella società in più una neo esperienza di opposizione del PD può forse essere di stimolo per la costruzione di un’alternativa. Questo almeno il bicchiere mezzo pieno, sempre se esista ancora il bicchiere.
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