Le elezioni amministrative ci confermano sostanzialmente un punto ormai consolidato
ovvero di votare per l’attuale offerta politica non interessa granché, non fa battere il cuore
ciò che attualmente è in campo. In maniera un po’ demagogica ma nemmeno tanto mi
pare che ancora una volta a perdere sia la partecipazione e la democrazia. Si festeggia
per elezioni di sindaci che quando va bene rappresentano il 30% degli aventi diritto al
voto, quando va bene.
Ovviamente ognuno la guarderà a pro suo e cercherà a casa propria di festeggiare o
meno o di analizzare o meno il perché della sconfitta, ma dal nostro punto di vista ci
interessa ragionare del perché non vi sia partecipazione alla vita pubblica e soprattutto
non vi sia una sinistra capace di interpretare le istanze e le preoccupazioni di una buona
fetta di cittadini e cittadine. Come sempre le ragioni vengono da lontano e la delusione per
le varie formazioni politiche ed elettorali messe in campo a sinistra segnano l’elettorato, le
aspettative nel PD, presto tradite magari dal fatto che spesso lo stesso si sia trovato in
opposizione alle necessità dei ceti popolari, un cinque stelle pronto a ribaltare il tavolo
delle istituzioni ma presto si è comodamente seduto a questo tavolo non rappresentando
più nessuna protesta, nessuna speranza di cambiamento. Non di meno una legge
elettorale che spinge ad un voto poco “libero”, si è costretti spesso è volentieri a schierarsi
sul meno peggio, scegliere il male minore introiettando ormai in maniera quasi
antropologica il senso del “voto utile”. Infine, legato in parte a quest’ultima considerazione,
sempre da sinistra potremmo dire altro aspetto è la somiglianza nei profili dei candidati o
delle coalizioni che non spinge ad appassionarsi.
Al di là quindi delle considerazioni politologiche dell’astensione vi è il dato che ormai in
Italia, come in altri paesi europei, il voto non riguarda più almeno un 30-40% delle
persone. Non vedo in questo senso grosse analisi da parte della politica e neanche grosse
autocritiche, ma è innegabile come non si possa pensare che questa condizione ponga un
serio limite alla democrazia. Problema che penso dovrebbe preoccuparci tutti, ancora di
più perché rischiano di rimanere esclusi dalla rappresentatività fette di società che invece
avrebbero proprio bisogno di una voce perché quelle persone, come abbiamo detto altre
volte, stanno alla periferia della condizione umana e lì vengono rimangono perché non
vedono altre prospettive. Se questo è, come pensiamo noi, la sinistra avrebbe il dovere
morale e politico di trovare un canale che spinga ad appassionarsi, e raccogliere istanze
ed energie.
Il quadro invece non è incoraggiante a mio avviso ma ovviamente spero di sbagliarmi, ad
un anno dall’elezioni politiche iniziano nel variegato mondo del nulla a sinistra alcuni
movimenti, mi verrebbe anche in questo da essere critico perché la storia ci insegna che le
robe costruite in vista delle elezioni prive di un respiro più ampio non hanno grandi
chance. Quindi mentre il PD si imbroda e si guarda l’ombelico diventando il partito più filo
draghi in parlamento, il resto del non percepito si organizza. Giorno 2 luglio sinistra
italiana, o ciò che ne rimane, farà a Roma un’assemblea nazionale insieme ai Europa
Verdi per costruire le prossime liste elettorali verosimilmente in accordo con il PD. Il 9
luglio invece Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Dem di De Magistris lanciano la
coalizione popolare con l’idea di porsi in antitesi al PD.
Fermo restando la precondizione alleanza si o no che mi pare evidente nei due eventi, mi
sembrerebbe più utile trovarsi per porre le questioni in positivo, e magari prima di parlare
di liste o soggetti politici avrei visto di buon occhio la costruzione di luoghi fisici, la
realizzazione di spazi nei quali a prescindere dalla collocazione ed a prescindere
dall’appartenenza si potesse porre il tema, ognuno nella sua maniera, di come si
appassionano le persone e di come si costruisce un’idea di cambiamento radicale ma
pragmatica, realistica e non minoritaria e velleitaria. Se stiamo parlando di non fare
testimonianza o poco più penso si dovrebbe provare a guardare realtà politiche, sociali,
sindacali e singoli/e nell’idea di appassionare ed appassionarsi alla politica, penso che
adesso sia una necessità superando in questa fase anche le collocazioni e le proprie case
perché il lavoro da fare è si politico ma principalmente culturale. Comunque seguiremo e
proveremo ad appassionarsi perché come scriveva Miguel Cervantes “Cambiare il mondo, amico Sancho, non è follia né utopia, ma solo giustizia”
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