Quale futuro ci può essere in una società che vede i servizi essenziali alla persona come un peso? La scuola, da anni, è vista sempre più come un costo e sempre meno come un investimento nel futuro, l’educazione dei nostri figli è relegata dalla politica alla voce “onere di bilancio da alleggerire”, invece che essere vista come un luogo di formazione degli uomini di domani, la scuola dell’infanzia e primaria, qualcosa da tagliare a scapito della qualità invece che il luogo principe dell’ apprendimento relazionale, emotivo e sociale dei bambini. Il corpo docente ha nel suo interno, nella grande maggioranza dei casi, personale qualificato, appassionato e dedito alla formazione dei nostri figli. I docenti sono spesso sottopagati, precari o con i contratti colletivi scaduti da anni, ma cercano di fare comunque del loro meglio nell’interesse dei ragazzi, nonostante la politica, a tutti i livelli, gli metta i bastoni tra le ruote e crei le condizioni meno favorevoli possibili alla buona riuscita del processo educativo e di apprendimento.
Se si guarda alle regole di composizione delle classi, la legge che stabilisce il numero minimo e massino degli alunni per classe e la conseguente “razionalizzazione” del corpo docente, prevede che nelle scuole dell’infanzia ci sia un numero minimo di 18 e un massimo di 26 alunni per classe, per la scuola primaria, invece, si dispone un numero minimo di 15 e un massimo di 26 alunni per classe; nel caso di pluriclassi si fissano i limiti degli alunni da 8 a non più di 18. Questi numeri, sopratutto per le scuole dell’infanzia e per quella primaria, sono troppo alti per poter avere un risultato educativo adeguato, in particolare per la delicata missione a cui queste scuole sono chiamate. Queste infatti, più che dare un insegnamento scolastico e formativo sulle varie materie, si incentrano sull’apprendimento di competenze emotive, relazionali e sociali dei bambini; questo tipo di apprendimento non può che passare dall’istaurazione di una relazione profonda e formativa con le maestre. Per questo il numero degli alunni risulta decisivo per a buona riuscita del processo educativo. Galimberti, tanto per fare un esempio tra molti, fissa a 15 il numero massimo degli alunni con i quali si può stabilire una proficua relazione alunno docente, oltre a questo numero la relazione non si può formare in modo soddisfacente.
L’ufficio scolastico regionale forma le classi tenendo conto del numero complessivo di alunni per plesso e in base a questo numero, assegna le unità di personale docente. Stando così le cose, la formazione delle classi ha come unico criterio il rapporto tra numeri e costi, senza una reale attenzione alla qualità dell’insegnamento e alla vivibilità delle classi.
Un esempio di quanto sta succedendo, ma solo uno dei tanti casi che si verificano ovunque, è quello della scuola dell’infanzia di Malmantile, che per l’anno scolastico 2022-2023 ha visto la soppressione di una sezione e l’accorpamento dei bambini entranti al primo anno (13) con gli 11 alunni del secondo anno, con conseguente diminuzione di 2 delle 6 unità che costituivano il corpo docente. I genitori dei bambini sono giustamente preoccupati per la qualità dell’insegnamento nell’anno a venire. Katia, una mamma di un bambino di una di queste classi che sarenno accorpate, dice: “Mi preoccupano due cose. La prima è il dilagare degli accorpamenti delle classi in più scuole d’infanzia del nostro comprensivo, trasformandole così in classi eterogenee in risposta al calo demografico, invece che sfruttare questa opportunità per creare classi più piccole e puntare così su un servizio educativo di qualità. La seconda cosa è qeullo può accadere una volta che i nostri bambini arriveranno alla scuola primaria e correremo il rischio di veder chiudere intere sezioni, così che i nostri figli saranno destinati alle pluriclassi o agli spostamenti in altri istituti del territorio”.
Alessandra, madre di una bambina che frequenta la stessa classe, esprime la sua preoccupazione a fronte delle difficoltà di inserimento riscontrate dalla figlia nel precendente anno: “Tutto il lavoro che è stato fatto dalle maestre per inserire mia figlia nella classe e creare una relazione di fiducia stabile, che la facesse sentire sicura e a suo agio, adesso sarà buttato al vento. Con l’accorpamento con un altro gruppo di bambini al primo anno, e con tutte e due le maestre nuove, si dovrà ricominciare da capo.
L’opinione sulle classi miste è discordante, potrebbero avere dei punti di forza educativi e relazionali dovuti all’eterogeneità delle età e delle competenze dei bambini, ma dovrebbero essere genstite con un numero di personale docente adeguato a fare un lavoro di qualità, per portare avanti gli obiettivi educativi diversi tra i due gruppi, in contesti di classi numerose. Sicuramente non lo sono quando il fine dell’accorpamento è solo quello di tagliare i costi e il personale.
Penso che gli accorpamenti a questa tenera età non siano costruttivi ed educativi. Il numero dei bambini non deve essere determinante per la formazione delle classi . Diamo un senso all educazione dei nostri bimbi. Permettiamo a tutti i nostri piccoli di ricevere una buona educazione…
Grazie Giacomo,
hai colto in pieno il senso. La questione numerica non può essere la scelta principale nella formazione delle classi mai, a maggior ragione in età così delicate. I nostri bambini meritano di più che essere considerati solo dei numeri, e il corpo docente deve essere messo in condizioni di lavorare serenamente e non doversi sdoppiare con programmi,obiettivi e gruppi distinti.