Sono convinto che un luogo privo di sicurezza e di garanzie per i giovani che lo frequentano non debba essere tenuto aperto ed ed uno stato non possa avvallare e sottacere all’illegalità laddove questa si sta perpetuando, se penso, però, alla notizia che sembra centrale per il nostro governo e per i nostri telegiornali ovvero il RAVE party di Modena, non posso non lasciarmi andare a qualche riflessione anche di carattere “romantico”, il lettore mi scuserà per questo.
L’idea che un gruppo di ragazzi/e si possano impossessare (anche se temporaneamente) di un luogo abbandonatodegradato per renderlo vivo e frequentato mi rende meno severo rispetto all’accaduto. Le nostra città sono piene di luoghi non luoghi vuotati di anima e proprio orrendi, magari posti dove solo la malavita o la disperazione sono presenti, zone intere magari lasciate a se stesse come terreno fertile per la paura e l’insicurezza, paura ed insicurezza alcune volte alimentata ad arte anche da certa politica. Allora provare a ripensare alle nostre città come luoghi, come punti d’incontro con generazioni che sempre più sentono il loro distacco rispetto alla vita pubblica, rispetto alla politica allo stato per dirla in breve.
Non sarebbe forse anche questo un modo di lavorare al fine della sicurezza collettiva, magari risparmiandoci qualche telecamera, qualche poliziotto in divisa antisommossa. Spesso il far vivere i luoghi è la miglior risposta per allontanare “il degrado” o l’insicurezza verso il prossimo, un parco se vissuto da famiglie allontana automaticamente coloro che lo frequentano con altre intenzioni.
Mi rendo conto di divagare rispetto alla notizia del RAVE ma in sincerità penso che vi sia sempre di più uno scollamento con generazioni intere, scollamento alimentato da questi ultimi anni che come sappiamo hanno avuto un effetto estremamente negativo proprio nei confronti dei giovani/e, allora mi chiedo perché non accogliere ed aprire un ragionamento che possa avvicinare lo Stato a questi che dovranno prendere le redini del nostro futuro. Ci troviamo per l’ennesima volta a contrapporci rispetto ad alcune richieste e necessità in maniera forzata, non ci domandiamo quale sia la necessità di questi ragazzi/e di ritrovarsi in un luogo nascosto in maniera clandestina e magari anche lasciandosi andare ad eccessi che non hanno certo lo scopo di essere inclusivi.
La politica anche in questo caso arriva dopo ed arriva esclusivamente come strumento coercitivo, usa in maniera strumentale un momento di ritrovo (ripeto discutibile senza dubbio) come arma di distrazione e/o come arma di affermazione della propria identità, l’affermazione muscolare. Forse aprirsi ed aprire è sicuramente più faticoso e meno remunerativo sotto il profilo elettorale ma se quello che abbiamo a cuore è il rispetto delle regole mi domando se queste non si possano qualche voltaconcordarle con chi queste regole le subisce.
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