Nel film “Palombella rossa” Nanni Moretti preso da una crisi isterica si rivolge alla sua intervistatrice urlandole “LE PAROLE SONO IMPORTANTI”, è proprio vero le parole sono importanti soprattutto quando si fa politica, dove non solo le parole vengono pesate, ma ogni intercalare, ogni pausa, ogni espressione, ancor di più se si ricopre ruoli importanti.
In questi giorni le dichiarazioni di esponenti politici in merito alla situazione di guerra lasciano a dir poco agghiacciati. Non mi riferisco solo all’aspetto dei contenuti che possono in qualche maniera essere giustificati arrampicandosi e sperticandosi in piroette politiche ma parlo proprio da un punto di vista di opportunità, di necessità
Molti le dichiarazioni in questo periodo che avrebbero richiesto un silenzio prolungato, se penso al nostro ministro degli esteri che in piena guerra e in piena fase di trattativa si lascia andare a dichiarazioni imbarazzanti sul ruolo della Russia e della Ucraina attribuendo a questa un ruolo simbolico enorme come se si stesse giocando una partita a risiko e non vi sia nel mezzo centinaia di migliaia di esseri umani. Poi assistiamo a dichiarazioni incentrate sulla difesa dei valori dell’occidente, l’Ucraina come stato simbolo dei valori dell’occidente, peccato che in questa partita l’occidente sia una parte non proprio estranea e che almeno per quanto riguarda l’Europa non sia pervenuta nella fase di costruzioni di percorsi diplomatici di pace. Poi abbiamo le dichiarazioni di Biden che svegliato dal torpore post-prandiale si ricorda di avere interessi anche di carattere familiare legati all’Ucraina e decide che è arrivato il momento di minacciare in piena fase di bombardamenti personalmente Putin.
Infine c’è chi si dichiara per la pace e contemporaneamente finanzia il riarmo del proprio, paese, atteggiamento che risulta poco conciliante con il cervello, ha un qualche parvenza di schizofrenia politica, poco condivisibile almeno personalmente, ma attenendoci alla fredda cronaca, proverei a fare un ragionamento elementare. Sotto il profilo politico potremmo dire quello che anche Papa Francesco ha dichiarato ultimamente ovvero non ci sono soldi per il lavoro ma per le armi si trovano sempre. Potremmo poi far presente che aumentare la spesa militare inevitabilmente instaura un’escalation complessiva globale, una corsa al riarmo generale (infatti lo stiamo vedendo, paesi come Germania, Francia, la stessa Italia) banalmente pare una visione poco lungimirante anche perché se compro una cosa prima o poi la dovrò usare mi pare evidente. Certo la difesa del territorio, della patria, delle proprie origini ha un carattere primordiale e fondamentale per ognuno ma davanti ad un bene forse più importante ovvero quello della vita propria e degli altri dovremmo fermarci a capire che forse le priorità e la prospettiva cambia. La pace e quindi la vita come valore universale sopra ogni cosa, non essere pacifisti per questione ideologica ma per la pace.
Ma allora proviamo a fantasticare visto che non ci costa niente e di questo periodo ne abbiamo bisogno. Immaginiamo di non avere nei rapporti con le persone la possibilità di rispondere in maniera aggressiva, in maniera feroce inevitabilmente ci troveremo a dover adottare metodi di confronto alternativi, gioco forza saremmo obbligati a trovare per forza una mediazione nei conflitti, una via di uscita nelle discussioni e una convivenza più o meno forzosa ma priva di ostilità di aggressività, insomma una convivenza senza guerra.
Utopia? Forse si ma l’utopia alcune volte assume un delizioso senso di concreto se ci guardiamo attorno e se proviamo a dare un valore ed un peso alle priorità, alle necessità umane. La vita come bene universale.
Concludo giusto per non sembrare uscito da un film della Disney invitando il lettore a studiare e leggere quello che alcuni stati hanno deciso di fare, ovvero non avere esercito nel mondo purtroppo una minoranza ma esistono circa 15 i paesi che hanno deciso di dirottare le risorse su altre priorità come scuola e sanità, certo alcuni di questi forse poco importanti poi spicca però una nazione con quasi 6 milioni di abitanti ovvero il Costa Rica. Da oltre 70 anni non ha esercito, stiamo parlando tra l’altro di uno stato dell’America latina la cui storia certo non spicca per estremismo pacifista. Utopia? No priorità
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