Lesa maestà. Si è consumato un dramma il movimento 5 stelle ha deciso di non votare ed uscire dall’aula il decreto aiuti, Draghi cade ma l’Italia dei Media insorge. Irresponsabili coloro che macchiarono il salvatore della patria di vergogna, il 5 stelle non sostiene più (almeno per il momento) il governo dei migliori.
I giornalisti si sperticano nello spiegare in TV il disastro che ci attende nell’andare al voto e la necessità di scongiurare questa sciagura, non curanti del fatto che mai pare sia il momento giusto per votare ormai da tempo. Vuoi la pandemia, vuoi la guerra, l’inflazione, la crisi energetica, l’aumento dei prezzi e via e via sarebbe irresponsabile chiedere ai cittadini che cosa ne pensano, abbiamo già chi pensa a noi, abbiamo il migliore e va assolutamente salvaguardato.
Se c’è un motivo vero per il quale pare preoccupante andare al voto è la quasi sicura vittoria di Giorgia Meloni e di Fratelli di Italia che in tutta sincerità non mi pare una buona notizia, ma a parte le personali posizioni politiche mi pare veramente offensivo e quanto meno irrispettoso del nostro sistema democratico pensare che il voto sia una sciagura.
Mi pare altrettanto vergognoso l’attacco al quale il 5 stelle sia sottoposto in queste ore. Non ho alcuna simpatia per il movimento cinque stelle ho sempre considerato un movimento culturalmente spinto da un qualunquismo di destra ma ho sempre comunque riconosciuto che sia stato un motore ed una spinta al cambiamento importante nel quale molte persone di sinistra si sono rispecchiate ed hanno creduto. Movimento che ormai da tempo pare non essere capace di porsi né come forza di governo né come forza di opposizione coerente, coerente con la sua storia e le sue parole d’ordine. Una tra queste forse la più storica il no agli impianti di termovalorizzazione o come meglio noti come inceneritori. Allora il problema del 5 stelle non mi pare il no detto in questi giorni mi pare che siano i troppi si detti in questi anni che hanno fatto in modo che si dissanguasse di voti. Draghi non solo da un punto di vista politico ma anche sotto il profilo iconico rappresentava proprio ciò che i 5 stelle si prefiguravano di abbattere, il sistema di rivoltare e aprire come una scatoletta di tonno. E’ comunque tanta la confusione tant’è che l’indecisione di uscire dall’aula ma non ritirare i ministri ci parla di una incapacità ancora intrinseca di questo movimento di chiarire che cosa voglia essere da grande. Per questi motivi sarebbe utile provare a stringere e spingere ciò che rimane del movimento cinque stelle in un patto federativo o comunque in una coalizione sociale che tenga insieme più realtà politiche e non che si ponga da subito in alternativa rispetto al quadro politico attuale. Tutto fatto? Assolutamente no, la sinistra ancora non è pronta non è pronta a votare a settembre e non è matura, almeno una parte, per superare l’idea che ognuno debba essere di chiara fede. Conte dal canto suo è un confuso improvvisato uomo politico e non ha interesse nel costruire qualcosa del genere, ma penso buona parte dei suoi elettori si, in più lo sgambetto a Draghi potrebbe rompere il patto con il PD e quindi si troverebbe solo a riproporre ma forse con meno credibilità, la forza di rottura.
Comunque io fossi in parlamento o fuori dal parlamento una chiacchierata con Conte la farei.
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