Il 25 aprile ha portato con sé oltre alle solite polemiche su quanto la festa sia o meno necessaria e su quanto sia o meno divisiva, innegabilmente un momento di riacquisizione popolare di un pezzo di storia. Forse era da un po’ che non vedevamo una bella e popolare partecipazione a giro per l’Italia nelle varie manifestazioni, così come ci auspichiamo possa essere anche il primo maggio. Innegabile la spinta sia venuta dalla presenza del governo più a destra che l’Italia abbia avuto dal dopoguerra ad oggi.
Vorrei però in questa mia fare una serie di riflessioni tralasciando l’aspetto storico delle due feste 25 aprile e 1° maggio poiché convinto che fino a quando lasciamo la discussione ad una sola operazione di nostalgia tralasciamo quello che queste feste significano e soprattutto non vediamo l’attualità delle stesse. Finendo a discussioni da talk show che portano a poco.
Intanto proverei da parte della sinistra a superare questa operazione di credere di mettere la destra sotto scacco forzando le loro dichiarazioni di antifascisti, forse qualcuno lo è, sicuramente qualcuno non lo è e magari qualcuno li ha proprio votati anche per questo, inoltre dichiararsi antifascisti e basta ormai rappresenta una mera operazione stilistica quasi di bon ton. La destra fa la destra il problema come sempre che la sinistra non sempre fa la sinistra.
Così come nel caso del primo maggio non è in dubbio la bontà della festività ma è in dubbio come questa rappresenti un momento di attualità formidabile. Ci meravigliamo se la Meloni convoca il CdM per il primo maggio e ci stupiamo se convoca i sindacati di domenica, abbiamo una destra ultra-liberista che sul piano dei diritti e delle libertà sociali scimmiotta le destre nazionaliste e razziste europee, ma sul piano economico si trova pienamente a proprio agio nel “recinto” tecnocrate europeo, quindi per dirla a slogan l’uomo è merce il lavoro è funzionale al mercato. Quindi anche in questo caso ben venga il primo maggio che ci ricorda sicuramente che qualcuno è morto per garantire diritti e possibilità ma anche in questo caso sarebbe necessario attualizzare e ci accorgeremo di come si fondono in un principio comune antifascismo e lavoro, il tema delle disuguaglianze e delle possibilità socio economiche e quindi dello sviluppo del capitale umano viaggiano sullo stesso binario.
Ricordiamoci allora che si deve festeggiare per coloro che sono stati ma soprattutto per coloro che dovranno essere, festeggiare laddove proprio l’emancipazione umana non può esaudirsi per scarsità di possibilità. In una nazione dove ogni anno si verificano in media 1.000.000 di infortuni più o meno gravi sul lavoro, dove la disoccupazione tocca la percentuale delle due cifre quasi, dove i salari risultano ormai tra i più bassi di Europa sicuramente dedicare 1 giorno al lavoro pare quanto meno il minimo. Ma dedicare un giorno magari con la costruzione di una piattaforma che guardi al domani di coloro che dovranno inventarsi un lavoro o quanto meno dovranno fare lavori che attualmente neanche esistono. Rilanciare il tema dei diritti sociali legato ai diritti individuali e di una vita giusta e direi sana, scrollandosi di dosso l’ipocrisia di chi con la mano destra depone una corona e con la mano sinistra toglie garanzie e diritti quando governa.
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