“Un po’ di pioggia ci voleva”. Ce lo siamo detti tutti oggi, a lavoro, al telefono col babbo, rientrando a casa con la vicina di pianerottolo, mentre do la buonanotte al mio fidanzato.
E penso che man mano che si cresce, si ha la percezione che la vita sia una fregatura, in cui la maggior parte del tempo sembra è occupato da rompimenti di scatole, problemi pratici, burocrazie e da un sovrapporsi di cose urgenti, ma non importanti.
Visto che questa percezione ha un suo fondo di verità, che a sua volta dipende dagli inesorabili bisogni materiali ed essenziali che ogni essere umano ha per tirare a campare, molte persone preferiscono vivere di illusioni per evitare che questo macigno gli cada sulle spalle e costringa loro a farsi un sedere così.
ma la verità è che senza fatica e impegno non si ottiene niente: che si vive sì per altro, ma quell’altro ha purtroppo uno spazio residuale nell’arco delle vite adulte.
Non so se sia giusto o sbagliato, però mi vien da pensare che chiunque non sia in guerra interiore in questo momento storico per quanto mi riguarda è una scimmia.
Però stamani, mentre le prime gocce bagnavano Boboli, ho avuto in dono un tiramisù, un tiramisù buonissimo e questo pensiero mi ha accompagnato tutta la giornata.
A combattere si fa molta fatica e le battaglie sono lunghe e senza scadenza, ma un tiramisù e il ticchettio delle gocce sul tetto possono aiutare a ricaricarsi, sono la parentesi in mezzo alla frase. Sì, un po’ di pioggia ci voleva.
Qualche goccia di pioggia ci voleva
A combattere si fa molta fatica e le battaglie sono lunghe e senza scadenza, ma un tiramisù e il ticchettio delle gocce sul tetto possono aiutare a ricaricarsi
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