Da sempre, l’arte è un momento di incontro e di conoscenza, una modalità comunicativa che ha la
particolare capacità di elevare lo spirito e toccare l’anima di chi la fa, come di chi la fruisce; è un percorso verso la comprensione, l’elevazione e la libertà dell’uomo. Sicuramente così è per un regista, attore e fotografo afgano, Arif Takveen, che ha dovuto fuggire dal suo Paese a seguito del ritorno dei Talebani e con una rocambolesca e pericolosa fuga, riuscita per un soffio nel momento in cui tutto ormai sembrava perduto e la sua vita finita, raggiungere l’Italia, per cercare la possibilità di una nuova vita.
Arif Takveen è un famoso attore e regista Afgano, la sua opera artistica è incentrata su temi sociali quali la condizione della donna e la situazione socio politica in Afghanistan, l’ecologia, l’oppressione di alcuni gruppi etnici e la mancanza di libertà nel suo Paese. Per aver mostrato al mondo la situazione del popolo afgano, con il ritorno dei talebani, Arif è dovuto fuggire e chiedere asilo politico in Italia, perché se questi lo avessero trovato, lo avrebbero ucciso senza esitazione. La colpa di Arif è quella di aver fatto arte, di aver raccontato la realtà del suo Paese e del suo popolo e questo, per i Talebani, è un crimine punibile con la morte. Teniamo presente che per il regime talebano, il solo fatto di ascoltare la musica, sia in un contesto pubblico o privato, è di per sé un grave crimine e nessuno ha il diritto di farlo; come è un crimine per le donne, studiare, uscire non accompagnate da un uomo, fare sport o guidare la macchina. In un contesto sociale fatto di guerre e privazioni di libertà personale, l’arte cinematografica è sempre stata, per Arif, un percorso di libertà nell’oppressione, una nicchia ecologica nella quale sopportare le vessazioni del quotidiano, la povertà e la disperazione derivante da 44 anni di guerra ininterrotta, che ha funestato il suo paese e il suo popolo. Arif nel suo lavoro è anche molto bravo, è un luminoso esempio di quel cinema Afgano d’autore che è in forte ascesa nel panorama cinematografico mondiale. Molti sono stati infatti i riconoscimenti al suo lavoro, ne cito solo 2 tra i più importanti: Il premio per il miglior cortometraggio a Kabul nel 2018 e il premio come miglior attore all’XI edizione del Video concorso Francesco Pasinetti (Venezia 2014). Da un anno è accolto nel nostro paese e da circa tre mesi è accolto presso una struttura del SAI Ordinario Firenze. Per dare spazio di espressione ad Arif, la Fondazione Solidarietà Caritas sta organizzando una serata in cui avrete modo di vedere una piccola selezione delle sue opere, ma soprattutto di sentire la sua storia raccontata dalla sua viva voce.
L’EVENTO – “Raccontando Arif… Percorsi di libertà artistica nell’oppressione”
L’evento, aperto a tutti e gratuito, “Raccontando Arif… Percorsi di libertà artistica nell’oppressione” avrà luogo Sabato 27 Agosto alle ore 21.00, presso il Centro SAI Casa Corelli, in via Arcangelo Corelli 91, Firenze. La serata si svolgerà all’aperto, nella corte antistante al centro, tempo permettendo, altrimenti al chiuso nella sala multimediale di Casa Corelli.
Quella di Arif è una storia di passione, di incontro e di apertura verso l’altro, una storia che merita di essere conosciuta e ascoltata, la sua testimonianza ci può insegnare tanto sulla sofferenza, l’ingiustizia e il pregiudizio, ma anche sulla rinascita, la speranza e la fiducia nel prossimo e tramite la sua arte, che è un piacere per l’intelletto e per gli occhi di chi guarda, Arif ci può trasmettere un po’ della sua fiducia nel
domani.
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