Se non avesse un costo sociale altissimo, sarebbe commovente vedere con quale abnegazione e alacrità i “tromboni del neoliberismo” ripetono incessantemente le “verità rivelate” della dottrina “capitalism correct”. In Italia ci sono persone che lavorando con contratti fantasiosi, anche se inspiegabilmente legali, percepiscono uno stipendio inferiore alle 8000 Euro all’anno. Alla proposta del salario minimo che vada a sanare quelle surreali situazioni di persone sfruttate che lavorano per meno di 9 euro l’ora, si grida immediatamente allo stalinismo e al regime sovietico. Lavorare per meno di 9 euro l’ora non è lavoro, e a questo dato di fatto non hanno il coraggio di opporsi nemmeno i figliocci di Adrian Smith. Allora, come arginare, se non possiamo negare il problema, una misura sovversiva che lede il diritto sancito dall’ideologia capitalista? Il lampo di genio – non dobbiamo fare un salario minimo ma il taglio del cuneo fiscale! Tutto torna, gridano i loro cervelli, i nostri schemi sono salvi, non mettiamo un argine allo sfruttamento, chi ha poco potere contrattuale resterà sempre sotto e chi ha il coltello dalla parte del manico resta saldamente sopra, il taglio delle tasse è un cavallo di battaglia del neoliberismo, le tasse sono un meccanismo redistributivo del reddito mediante il prelievo fiscale progressivo quindi tagliarle non esula dal nostro credo… magari potrebbe succedere che a beneficiarne sia anche qualche pezzente, ma alcuni effetti collaterali sono necessari, basta che non venga scalfita la verità del nostra dottrina… fatta! andiamo in tv e propagandiamo il taglio del cuneo fiscale invece del salario minimo. Poi in tv qualcuno, avvolte, timidamente, fa delle obiezioni, senza mai esagerare, ovviamente. E emerge che se si vuole dare più soldi a chi guadagna lavorando in condizioni dannate a, meno di 8000 euro all’anno, il taglio del cuneo fiscale incide per 200 auro annue (mentre per redditi più alti il beneficio è molto più consistente), mentre con il minimo salariale li porterebbe, a parità di ore, a stipendi intorno agli 11000 Euro annui. Caspita… non ha funzionato! Siamo andati fuori dal bersaglio. E qui viene in soccorso Tajani, puntuale e illuminante come sempre, che ci spiega come questa misura bolscevica appiattirebbe la meritocrazia, che la nostra destra liberale vuole invece promuovere, schiacciando tutti i salari e uniformandoli a questa soglia imposta. Evidentemente la fisica dei movimenti salariali mi è ignota, perché per me impostare un salario minimo crea solo ed esclusivamente l’effetto di creare una base minima salariale che scongiuri il lavoro sfruttato e che serva da punto di partenza per la contrattazione sindacale e il rapporto tra domanda e offerta di lavoro, sedi nelle quali si verifica quella differenziazione salariale. Quanto poi alla volontà dei Governi liberali di promuovere la meritocrazia, Forza Italia ha governato per 20 anni come partito di maggioranza e vedendo la totale mancanza di meritocrazia in Italia viene da pensare che abbiano governato male o che la meritocrazia viene invocata come paravento solo quando c’è da scongiurare politiche che vadano a favore dei più deboli a discapito dei più forti.
Il tetto del salario minimo

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