Vorrei fare un articolo provocazione. Valditara riforma l’apparato sanzionatorio degli istituti scolastici, per fare fronte alla situazione sempre più preoccupante del bullismo negli adolescenti. L’idea è quella di non lasciare i ragazzi a cui viene comminata una sospensione, a casa sul divano a giocare con i videogiochi, ma impiegargli in lavori socialmente utili. L’idea di per sé ha un senso, se viene fatta con uno scopo educativo e non punitivo, sottolineando quindi che c’è anche una responsabilità sociale, alle proprie azioni; che se si fa un danno ad una persona, non lo si fa solo a questa, ma a tutto il contesto sociale e che quando si fanno azioni che recano offesa agli altri si deve riparare. In questo caso poi la riparazione – i lavori socialmente utili – ha una valenza educativa in sé, in quanto sottolinea il valore educativo del lavoro sociale, mediante il quale si può riparare ad un torto fatto, contribuendo al contempo a costruire un nostro piccolo pezzo della rete che unisce la collettività, in opposizione al lavoro per scopi individuali.
Detto questo, se si pensa di risolvere il problema in maniera un po’ troppo semplicistica, è solo un lottare contro i mulini a vento…
La domanda da porsi è: i bulli sono davvero dei devianti? Ovviamente fanno una cosa spregevole, ma credo che la risposta sia “no”, perché non fanno altro che riprodurre nel microcosmo della scuola e delle loro relazioni, un tratto culturale su cui si basa tutta la società. Viviamo in un contesto sociale in cui vige la regola che il forte schiaccia e opprime il debole, la nostra cultura è una cultura predatoria, basata sulla sopraffazione, sul non rispetto dell’altro e sull’individualismo. Cosa fanno di diverso i bulli rispetto a quello che viene fatto nel mondo degli adulti, quando i alcuni capi e capetti fanno mobbing ai sottoposti, quando una piccola parte di imprenditori sfruttano senza pietà i lavoratori, quando i mercati usano il mondo come una terra di conquista per accumulare denaro, senza tenere in nessun conto le conseguenze sociali delle proprie azioni. E’ davvero diverso il comportamento dei bulli rispetto a quello dei genitori quando entrano in un’ospedale e aggrediscono medici ed infermieri perché non vengono presi in carico come vorrebbero o quando aggrediscono i professori perché i figli non hanno il rendimento desiderato? Ad ogni livello la nostra società è una società di bulli, quindi i bulli adolescenti stanno semplicemente riproducendo un modo di agire sociale dominante. Questo comportamento però ci crea disagio solo se a fare i bulli sono i nostri figli, mentre gli adulti bulli sono visti come persone di successo e come modelli da seguire. Se non ripensiamo radicalmente il nostro impianto culturale spostando il modello di successo sociale dall’individualismo, dalla sopraffazione e dal pensare che la libertà sia solo la nostra e che noi siamo gli unici ad avere diritti, non estirperemo mai il bullismo. Per farlo dobbiamo tutti riprendere un modo di pensare sociale, riconoscere agli altri i nostri stessi diritti e le nostre libertà, rispettare gli altri come rispettiamo noi stessi e pensare il benessere non è una conquista individuale ma collettiva. Se non facciamo questo, evitiamo almeno di fare i moralisti di facciata con i nostri figli, perché loro hanno il solo difetto di prendere a modello noi adulti.
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