L’estrema destra ha perso la Vox! Flop del partito di destra nelle elezioni politiche spagnole, che perde 19 seggi in parlamento e ottiene un risultato di molto inferiore rispetto ai sondaggi. Questo risultato clamoroso ha, a mio parere, due elementi di estremo interesse.
In primis per me, c’è un innegabile godimento e una certa soddisfazione nel vedere – perfetto contrappasso – i fascisti “bastonati” alle lezioni!.
In secondo luogo, il calo di Vox è dovuto ad uno straordinario lavoro fatto dai due partiti di sinistra spagnoli (PSOE e Sumar) che negli ultimi mesi hanno fatto una serrata opera di convincimento porta a porta, andando a ripescare ad uno ad uno tutti coloro che si riconoscono nell’antifasciamo e nei valori della sinistra, convincendoli ad andare a votare se non lo facevano più o a votare in modo da arginare l’avanzata dei nazionalisti xenofobi. La massa critica che la società civile spagnola ha saputo mettere in campo, ha generato un’onda così grande da far naufragare la barca dell’estrema destra, che navigava nella politica europea a vele spiegate e con il vento in poppa, da diverso tempo. Questo ci dimostra che se la sinistra non ha paura di fare la sinistra, la risposta popolare c’è sempre e anche vigorosa. Contrariamente, perdere le parole e la cultura della sinistra storica europea, annacquandola dentro una sorta si socialdemocrazia neoliberista, non ha come effetto solamente un centrodestra perenne, latore di immutate politiche neoliberiste – indipendentemente da chi vinca le elezioni – ma favorisce anche l’ascesa di ideologie neofasciste, nazionaliste e xenofobe. Penso che da questa bella giornata regalataci dagli amici spagnoli, il PD e la sinistra italiana avrebbero molto da imparare, se fossero capaci di una seria e costruttiva riflessione sul loro operato e sulla loro visione della politica. Sono convinto da anni che il patrimonio sociale, culturale e politico della sinistra non sia disperso (come più di uno vuol far credere), ma che sia semplicemente sopito, asfissiato momentaneamente dalla mancanza di rappresentanza, stufo di votare i meno peggio e non più disposto a non vedere pressoché nessuna differenza sostanziale tra le politiche del centro destra e quelle del centro sinistra in materia di assetto economico, fisco, lavoro, politiche di redistribuzione della ricchezza, cultura, scuola e sanità. Queste persone aspettano soltanto un qualcuno che gli rappresenti, una bandiera – possibilmente rossa – da seguire e un po’ di speranza per un mondo che sia meno costruito sulle logiche del capitalismo e per una società più equa e sostenibile.
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