Io sto con Israele senza sé e senza ma… Il mio senso di umanità mi porta a stare sempre dalla parte dell’oppresso e di colui che subisce torti e violenze. Sabato 7 Ottobre, durante il ripugnante attacco terroristico di Hamas, io mi sentivo ogni israeliano che piangeva i morti o moriva per mano di Hamas. Questo modo di sentire la sofferenza altrui, la disperazione e la negazione del futuro del prossimo, credo sia la cifra della nostra umanità. Per l’effetto di questa umana compassione, ogni giorno degli ultimi 70 anni di storia del conflitto Israelo-palestinese, mi sono dovuto sentire palestinese; ho dovuto sentire su di me il dolore di ogni palestinese calpestato, ucciso, oppresso, discriminato, rinchiuso in una gabbia a cielo aperto come Gaza, depredato della propria terra dai coloni in Cisgiordania, ucciso in una mattanza infinita e giornaliera di missili e violenze, deprivato della possibilità e perfino della speranza di un futuro. In questi giorni, ma anche in passato, nei media e nella società occidentale si è visto il preoccupante uso di una doppia morale e un doppio peso rispetto ai morti: i 1400 israeliani sono stati uccisi, i 2800 palestinesi sono morti, come se fossero morti per cause naturali e non a causa delle bombe israeliane. I morti israeliani costituiscono una immane tragedia per cui stracciarsi le vesti e disperarsi, da rimandare ossessivamente su tutti i giornali e su tutti i social network, mentre i morti palestinesi sono una cifra da dare en passant, sottovoce, per dovere di cronaca, senza immagini e senza compartecipare del dolore. Il pensiero che soggiace a questo approccio può essere uno solo e dovremo avere il coraggio di dirlo apertamente: c’è una intrinseca differenza tra il valore delle vite e quindi delle morti, ci sono razze superiori e razze inferiori, ci sono persone che sono pienamente umane e persone che sono subumane, e su questo filone di pensiero si possono anche stilare delle tabelle, un superiore può valere 5-7-9 o 10 inferiori. E’ un pensiero che ha un’eco nella storia, un’eco tragico e colmo di immani sofferenze. Il ministro della difesa israeliano ha detto che stanno combattendo contro degli “animali umani”, questo dovrebbe farci riflettere e spaventarci, la comunicazione del governo israeliano tende a sovrapporre terrorismo e popolo palestinese, come se tutti i palestinesi avallassero la politica suicida di Hamas, come se si potesse essere “geneticamente terroristi”. Senza peraltro mai interrogarsi sul fatto che, 70 anni di violenze, vessazioni e discriminazioni a cui è stato sottoposto il popolo palestinese, avrà forse qualcosa a che fare con la radicalizzazione e la disperazione che porta – non avendo un futuro – a concepire il terrorismo come l’unica via possibile e praticabile.
Il sonno della ragione genera mostri, e purtroppo la ragione si è ritirata da tempo da questa sciagurata terra intrisa di sangue e dolore.
Laura Bardi
L’ Occidente non è democratico come si vuol far credere
Il giorno della memoria per gli indiani o mi è sfuggita o non c’è