In questa settimana non possiamo non parlare anche noi di Sanremo. Come facciamo a non commentare questo mega evento nazional popolare, come facciamo a non commentare le canzoni, gli abiti, Amadeus, e via e via.
Io non lo farò però, devo dire che ho seguito poco e quindi non sono abbastanza preparato. Ho seguito, sicuramente alcune canzoni, ma ero incuriosito come tanti dai monologhi degli ospiti.
Con le prime serate siamo passati da una delicata, partecipata e commossa testimonianza dell’attrice Lorena Cesarini, ad un travolgente, ironico, intelligente Checco Zalone. In sincerità ho preferito il secondo, forse perché l’ironia la ritengo un’arma ed una qualità unica ed impagabile. L’intervento di Lorena Cesarini è parso a tratti forse un po’ da libro cuore, ma senza dubbio coinvolgente. Riconosco inoltre, purtroppo, che sia ancora necessario far passare questo tipo di messaggio, ancora fa notizia avere una persona di colore italiana, alla luce di questo alla fine ho apprezzato molto, perché, diciamola così il fine giustifica anche il mezzo e la modalità. Sanremo è sempre una platea enorme per mandare qualche messaggio.
Altra partecipazione al festival di Sanremo attesissima Drusilla Foer, innegabilmente presente anche con lo scopo di creare notizia ed aspettativa rispetto al Festival, ma alla fine, come nel caso precedente, il fine giustifica il mezzo e quindi ho apprezzato moltissimo la presenza di questa straordinaria artista. Grande ironia, intelligenza e disinvoltura sul palco, il suo monologo mi ha travolto ma anche acceso qualche riflessione notturna.
L’idea di incentrare il suo intervento sul tema della diversità come punto di rottura rispetto all’unicità dell’essere umano. Su questo devo dire che non mi trovo perfettamente d’accordo, penso che si debba invece valorizzare ed esaltare le diversità di ognuno perché esistono e direi per fortuna esistono. Non siamo tutti uguali e se pur unici nel nostro percorso di vita e di crescita siamo diversi. Unici proprio perché diversi!
Ovviamente comprendo a pieno il perché si sia voluto centrare il monologo sul superamento del discrimine rispetto al diverso e su come la parola diversità abbia in qualche maniera assunto un’accezione negativa nel confronto quotidiano, come questa parola porti in sé un termine di paragone e il paragone crea anche un ambito concorrenziale. Ne è la prova Drusilla, brillante e ammirata sul palco: essere diversi è così brutto?
Ma se invece di sostituirle le parole provassimo a dargli nuova vita?
Penso però che si debba riappropriarci dell’espressione diversità, conquista della diversità ed affermazione della stessa come valore e non come sopraffazione sull’altro/a. Di contro penso anche che l’esaltazione dell’IO, dell’unicità rischia si questa di alimentare ancor di più l’individualismo competitivo fra le persone perché si sa c’è sempre una persona più unica di te.
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