Torno a scrivere sulla guerra. Torno però a provare a porre l’accento su come la guerra porti con sé anche “morti” collaterali e su come si rischia di diventare carnefici e vittime nello stesso istante. Carnefici perché colti da odio indiscriminato ed irragionevole verso tutto ciò che rappresenta la Russia, vittime perché anche volendo risulta davvero difficile costruirsi una narrazione che sia differente o quanto meno critica rispetto a ciò che i mezzi di informazione passano. In questo mix di sentimenti e di comportamenti poi spunta il vero alleato della disinformazione ovvero l’ipocrisia voluta o meno.
In questo caso mi soffermo su alcune notizie di carattere sportivo. Lo sport come penso mai nella storia, ma potrei sbagliarmi, si è oltre che indignato mobilitato contro questa orribile guerra. Da più federazioni e da più discipline si sono alzati grida di indignazione con provvedimenti durissimi. Neanche ai tempi di Hitler si ricorda tali sanzioni addirittura si svolsero i famosi giochi olimpici a Berlino e gli Stati Uniti con tutti i paesi occidentali parteciparono nonostante fossero a casa del tiranno.
Il Comitato Olimpico Internazionale, dopo aver ritirato l’Ordine Olimpico al presidente russo, ha invitato caldamente tutte le federazioni mondiali di “non invitare atleti russi e bielorussi” nelle competizioni sportive internazionali. Nel basket sono state sospese le tre squadre russe che giocano l’Eurolega. La Federazione internazionale di volley ha informato che le due tappe della Nations League previste in Russia tra giugno e luglio saranno rimosse. Il World Rugby ha sospeso la membership della Russia “fino a nuovo ordine”. Allo stesso tempo, la Russia e la Bielorussia sono state sospese, sempre “fino a nuovo ordine”, da tutte le attività di rugby a livello internazionale. La Formula 1 non correrà il GP di Russia 2022. Nessun arbitro di nazionalità Russa sarà impegnato nelle gare europee di calcio.
Il World Taekwondo e l’European Taekwondo Union non organizzerà né riconoscerà eventi di Taekwondo in Russia e Bielorussia. È stata inoltre ritirata la cintura nera di Taekwondo a Putin ed è stato rimosso da presidente onorario e ambasciatore della Federazione Internazionale di Judo. Ma il culmine si tocca come sempre con il calcio.
La Uefa e la Fifa hanno sospeso le squadre russe, club e nazionali, da tutte le loro competizioni in segno di vicinanza al popolo ucraino. Per la Russia, dunque, niente Mondiale, per lo Spartak Mosca (unica russa tra Champions, Europa e Conference League) esclusione dall’Europa League.
Sospensione della nazionale Russa da qualsiasi competizione compresi i mondiali, mondiali che ricordo si giocheranno in Qatar, dove ricordiamo sempre per onore della cronaca sono morti circa 6.500 migranti provenienti da Pakistan, India, Bangladesh e Sri Lanka. Lavoratori impegnati nella realizzazione delle strutture che ospiteranno i mondiali, lavoratori trattati in condizioni disumane e pagati una miseria per orari di lavoro massacranti. Qatar che notoriamente non rappresenta il massimo modello di riferimento per le libertà individuali e per la democrazia, dove la legge prevede la fustigazione come pena all’adulterio o per non aver rispettato “Sistema di tutela maschile”.
Allora penso uscendo un po’ da questa ondata ipocrita, sarebbe necessario definire i paletti, il problema sono i popoli o sono i sistemi politici? È tollerabile investire economicamente e sotto il profilo sportivo in paesi dove non vi sia un minimo di tutela democratica? Apriamole queste discussioni e abbattiamo coraggiosamente tutti i non detti, si può penalizzare uno stato penalizzando le persone? Si può intervenire utilizzando i principi sportivi per influenzare le decisioni politiche? Certo è chiaro che intervenire bloccando sport importanti vuol dire ovviamente arrecare un danno economico pesante al paese, ma le scelte di esclusione siamo proprio sicuri rappresentino un messaggio che porta con sé la pace? Pensiamo siano giuste e necessarie o alimentano indirettamente fenomeni di odio anche raziali, non rischiamo di fare la “caccia al russo/a” senza tenere conto delle umanità che sono in gioco e non solo gli aspetti economici. Lo può essere un canale di azione politica e sensibilizzazione, concordo ma che lo sia con tutti iniziamo a ragionarci su seriamente.
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